Progetto creato dalla coreografa Ela Franscella

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Il mio lavoro si situa e si sviluppa sulla linea di confine tra rigore e immaginario, disciplina e libertà, formalismo e disinvoltura, serietà e humour, ed evita manierismi e interpretazioni egocentriche. Lavoro con danzatori Down in uno spirito di apertura e di ricerca, al fine di favorire la scoperta e portarli ad attraversare stati di ascolto e di presenza, esplorando il bizzarro, la sproporzione e la casualità, le irregolarità e le asperità, le ambiguità, la ripetizione.

Un importante lavoro di preparazione che ci avvicina ad una purificazione ed eleganza

dell’espressione corporea. Parto dall’idea che la danza è il punto d’incontro tra spontaneità e logica, corpo e spirito, cuore e intelligenza. Lavorando con i danzatori, integro e coltivo l’intelligenza plastica in relazione con l’arte del corpo. In altre parole, cerco di stimolare la capacità di sviluppare la propria attenzione, di adattarsi, di modificare le traiettorie, di trasformare, di non cadere negli automatismi. La danza istantanea diventa così una forma di riflessione, di ricerca e di atto intuitivo, una trasformazione sottile di un’idea di base. In un attimo, il pensiero è aggirato, la corazza è spezzata e a nostra insaputa è lì che emerge il movimento atemporale. Questo ci permette di accedere all'incredibile campo unificato dell’esplorazione del tempo e dello spazio, del corpo e dei gesti, dell’individuo e del gruppo, dell’unità e della moltitudine, della solitudine e del legame. Considero il movimento un denominatore comune denso di significati, al contempo senso percettivo e mezzo di comunicazione, sempre portatore di espressività della memoria organica. Un semplice gesto può diventare un universo, svelare un terreno poetico, un mondo di immagini evocatrici. Il danzatore fa cose ordinarie in modo straordinario e con la sua danza, inventa i luoghi e gli spazi dove fa avvenire l’effimero, diventando egli stesso un luogo di passaggio. A mio vedere, il dovere di una rappresentazione artistica è quella di rendere visibile ciò che permette l'accesso alla presenza, ciò che emerge e rifluisce, di rivelare questo movimento carico di sospensioni, slanci, ritirate e riprese. La sua forza risiede nel preparare l'humus, nel creare lo spazio in cui il movimento si inscrive e a quel momento lasciare sorgere nuovi interrogativi che mettono in questione la nostra posizione, disposizione e situazione. Lasciandoci condurre dalle sensazioni e dalle emozioni, entriamo in contatto con gli aspetti concreti, corporei dell'«essere al mondo», del corpo nel Corpo. Per me, la danza è emozione, avventura sensoriale e percorso di conoscenza, di accesso al sé più profondo. Essa non si contrappone al ragionamento, ma lo riconduce alle sue radici organiche. Amedea, Stefano e Simone, i tre danzatori della compagnia, vivono la vita con gioia, semplicità e spontaneità. E forse proprio questo è il motivo per cui amo tanto lavorare con loro. Tra scambi, momenti di ascolto e istanti di vuoto, ogni incontro con loro è l’inizio di un nuovo viaggio. Il loro inconscio e il loro conscio si incontrano facilmente e cerco costantemente, per mezzo del movimento e della danza, il modo migliore per lasciarli affiorare e da lì partire per creare del meraviglioso. I danzatori sono i collaboratori di una ricerca artistica e umana. Per me, lavorare con loro è come cercare un terreno da fertilizzare; significa esplorare, scegliere e scartare, poi ancora cercare, frammentare, organizzare, memorizzare, rifinire, mostrare; significa sviluppare degli spazi intorno ad un tema, spazi in cui tutto è da scoprire; significa dare tempo allo spazio, ad una costruzione; significa, attraverso la realizzazione di una rappresentazione, dare vita alla presenza. Ogni nuova produzione artistica con Amedea, Stefano e Simone è una liberazione di energia, un flusso di entusiasmo, un’apertura, il risultato di una riflessione su un tema. La coreografia diviene allora per me un modo di essere, un’accentuazione dell’essere. I momenti catturati e sviluppati sono come semi su un terreno fertile pronti a germinare e a maturare. Questi momenti si trasformano allora in movimento vivo, sia portatore oltre che portato. La creazione avviene. Scompare la differenza tra condurre e lasciarsi condurre. Non c’è più distinzione tra il mio sguardo sulla «nostra» sensazione e il fatto di essere questa sensazione.

Testo: Ela Franscella